Care compagne e cari compagni, cari cittadini/e
come ben sappiamo, la vita non è uguale per tutti. C'è chi può ringraziare il destino o il buon Dio per essere nato in condizioni accettabili, e poi c'è chi invece non ha nulla da ringraziare, perché si trova a vivere in condizioni disastrose, senza prospettive, con mille difficoltà quotidiane.
E mentre molte persone combattono ogni giorno solo per arrivare a quello successivo – nemmeno più alla fine del mese – esiste un altro mondo, parallelo ma nella stessa nazione: quello dei super ricchi. Non parliamo di benestanti, ma di miliardari per i quali tutto è concesso, ogni porta si apre, anche quelle che a un cittadino comune resterebbero chiuse.
Oggi scrivo queste righe perché voglio sfruttare la visibilità della mia candidatura per dare voce a chi ogni giorno lotta, spesso in silenzio. Voglio rappresentare quelle fragilità troppo spesso ignorate, quelle difficoltà che sono diventate la normalità per molti.
Come comunisti, crediamo fortemente che la tecnologia debba essere al servizio dell’uomo. Le macchine digitali devono semplificare il lavoro, non renderlo più precario. In quest’ottica, lo smart working deve essere un diritto laddove possibile, permettendo al lavoratore di scegliere in libertà e con dignità (senza dimenticare l'importantissimo diritto alla disconnessione, lavorare da remoto non vuol dire essere operativi anche fuori dagli orari di lavoro) . Non possiamo temere il futuro: dobbiamo invece lottare per un reddito di base incondizionato europeo che garantisca a tutti una vita dignitosa. Solo così sarà possibile tornare a inseguire i propri sogni, senza essere costretti a scegliere un percorso solo perché "funziona nel mercato del lavoro".
Nel mio lavoro nei call center, ascolto tante storie ad esempio: contratti di collaborazione senza tutele, obiettivi di produzione stressanti che creano malessere psicofisico negli operatori, paghe di 4 o 5 euro l’ora, (non tutte le aziende) è sempre sbagliato generalizzare, però conosco molte storie simili.
Ma non è solo questo settore. Parlo con laureati nella sanità, costretti a responsabilità enormi in strutture pubbliche e private sotto organico. Conosco operai dell’ex Ilva che hanno perso colleghi perchè morti sul posto di lavoro. Educatori precari nelle scuole, in balia di cooperative che non garantiscono stabilità ai lavoratori perchè il contratto non prevede vengano pagati in caso di assenza dei ragazzi che vengono da loro seguiti. Commercianti che vanno in pensione con 800 euro dopo una vita dietro al bancone, nel settore della ristorazione, Camerieri che vengono pagati una miseria, per poi trovarsi a fare qualsiasi mansione, Disoccupati e inattivi che, travolti da ansie o esperienze di sfruttamento, hanno rinunciato persino a cercare lavoro, insomma sembra una Repubblica fondata sullo sfruttamento e la precarietà
E allora mi chiedo: il mondo del lavoro invoglia oggi un giovane a iniziare il proprio percorso? La risposta è no. Non è colpa di certo dei ragazzi bamboccioni o del reddito di cittadinanza, ma dei salari da fame e delle condizioni lavorative.
Ogni giorno leggiamo di morti sul lavoro. È una vergogna nazionale. Intanto le grandi multinazionali investono in robot e ci mandano un segnale: l’obiettivo è avere “lavoratori” che non si fermano mai, che non chiedono diritti. Questo è il modello disumano a cui stiamo andando incontro: tutto punta alla quantità, mai alla qualità.
È tempo di cambiare rotta. Dobbiamo ripartire dall’umanità e da una nuova unione tra i lavoratori. Pretendere un accesso al lavoro sicuro, giusto, dignitoso. Questo è l’impegno mio e di Rifondazione Comunista: rappresentare chi è in difficoltà, dare voce a chi non viene ascoltato, unire chi si sente solo, liberarsi insieme da i problemi sociali che come fosse un virus attaccano anche la vita privata di quelli che vivono in una società così strutturata. E' doveroso cambiare tutto.
Partiamo dai referendum dell’8 e 9 giugno, per migliorare la sicurezza sul lavoro, eliminare la precarietà, modificare il Jobs Act e difendere i diritti di tutte e tutti.
Da Taranto può iniziare un cammino importante, se credete che le nostre idee meritino sostegno, vi chiedo di votare la lista del Movimento 5 Stelle, con Annagrazia Angolano sindaca e scrivendo il mio cognome: Ragnatela per il consiglio comunale.
Insieme possiamo costruire una nuova primavera culturale e sociale partendo dalla nostra città.
Grazie a tutti/e





